mercoledì 27 febbraio 2019

CDQ P.R. ART 2 ROGHI TOSSICI E QUALITA’ DELL’ARIA (ARPA)

Paola BUCCARELLA CdQ Nuova Ponte di Nona – Il Quartiere dei Parchi.
Continua la situazione drammatica dei “roghi tossici” che desta grande preoccupazione nei cittadini che abitano le periferie di Roma. Nelle ultime settimane è la volta degli abitanti del quartiere Tor Sapienza e, di conseguenza, dei suoi “vicini di quartiere”, tra cui anche il nostro Nuova Ponte di Nona. Come in passato i blitz delle forze armate continuano a susseguirsi per cercare di stabilire un minimo di ordine, senza però sortire alcun effetto. Questo è stato sottolineato in un incontro di dibattito e confronto tenutosi all’hotel DOMIDIA lo scorso 4 dicembre 2018, promosso da Roberta ANGELILLI e Stefano PARISI consiglieri della Regione Lazio, al quale il Comitato di Quartiere ha partecipato.
Ad oggi questa la situazione che ci troviamo davanti: “ci sono diversi accampamenti (rom) informali nella zona. Diversi punti dove vengono ammassate montagne e montagne di rifiuti che poi vengono bruciati o per essere smaltiti o per ricavare materiali da rivendere”(Video il Tempo TV)
E non si tratta di solo un tentativo di “eliminare” tonnellate di rifiuti che si accumulano in un determinato luogo per la sola assenza di una raccolta adeguata da parte dell’AMA S.P.A. (la società capitolina dei rifiuti). In realtà si tratta di una modalità, non propriamente conforme alla nostra morale etica, che serve per eliminare una grande quantità di materiale derivante da attività di riciclo e riuso. Questi incendi servono a risolvere situazioni di “pulizia ambientale“ per quantità di rifiuti divenute ingombranti e/o pericolose. Inoltre è noto come dietro queste combustioni di rifiuti si celino attività criminali connesse al ciclo dei rifiuti e illeciti ambientali ad esse correlate. La situazione relativa a questa “sovrabbondanza” di rifiuti si è accentuata in questi ultimi anni anche in seguito al divieto di alcuni stati asiatici, in primis la Cina, di importare, nel loro territorio, una parte di rifiuti solidi, e precisamente prodotti di imballaggio in plastica e rifiuti. “plastica e gomma destinati al riciclo. Quindi la situazione risulta estremamente complicata e di difficile gestione.
“Una situazione di degrado assoluto”: così l’ha definita l'ex vicepresidente del Parlamento europeo, Roberta ANGELILLI, nel corso di un sopralluogo, avvenuto a febbraio u.s. nel campo nomadi di via SALVIATI insieme ai rappresentanti di alcuni comitati civici della periferia est della Capitale. Ed è stato in data 18 febbraio 2019, che è stata consegnata al Presidente del Parlamento Europeo, Antonio TAJANI, una petizione europea sull’emergenza roghi tossici e trattamento illegale dei rifiuti nei campi rom a Roma. 
FOTO FACEBOOK ROBERTA ANGELILLI

Già in precedenza si era tentato di venire a capo di questa intricata situazione.
Nel mese di gennaio 2018 l’annuncio del protocollo “la terra dei fuochi” del Lazio, durante il quale erano stati promessi circa 13 milioni di euro di fondi europei, che si sarebbero dovuti tradurre nella presenza dell'esercito negli insediamenti dei rom, con installazione di video, tele-sorveglianza e presidi militari h24.
Inoltre “un milione di euro per contrastare il fenomeno dei roghi tossici” venivano stanziati dalla regione Lazio nell'ambito del patto “Lazio Sicuro” nel Comitato metropolitano convocato a maggio 2018 dal Prefetto di Roma, all’interno di un progetto di intervento a più largo raggio, in cui era incluso il tentativo di risoluzione del fenomeno dei roghi tossici” con il sostegno delle forze dell’ordine e per garantire la sicurezza dei cittadini.
A tal proposito le parole della sindaca Raggi: "Abbiamo parlato anche dei roghi tossici, qui abbiamo ottenuto un bel risultato. A seguito delle nostre richieste la Regione e la Prefettura hanno trovato e sbloccato un milione di euro per i 'Patti della sicurezza'. Saranno destinati a bonificare i campi rom, per contrastare e prevenire il fenomeno dei roghi tossici".
Secondo la Consigliera ANGELILLI le proposte succitate non hanno trovato un seguito concreto e “nonostante le rassicurazioni fatte dall’Italia alla Commissione Europea per chiudere la procedura di indagine avviata, le istituzioni italiane non hanno dato assolutamente seguito agli impegni presi”.
Per tale motivo è stato ufficialmente richiesto un intervento delle istituzioni europee “perché la situazione nei campi rom e nelle zone limitrofe è talmente grave da violare tutte le direttive europee sul trattamento dei rifiuti e sul rispetto dell’ambiente e la qualità dell’aria”. Questo è quanto dichiarato dai rappresentanti dei comitati e delle associazioni che hanno sottoscritto la petizione. 
Come tutti ben sappiamo il problema dei roghi tossici non interessa soltanto il territorio laziale, possiamo definirlo un problema su base “nazionale”. Argomentato possiamo portare l’esempio dei “roghi” che hanno esasperato, per anni, i cittadini della Sardegna la cui situazione è diventata, anche per loro, insostenibile. Il “Gruppo d’Intervento Giuridico” onlus, associazione ecologista sarda, se ne è occupata in numerose occasioni e con azioni legali finalizzate all’accertamento delle responsabilità e alla bonifica ambientale. I luoghi interessati sono dislocati su tutto il territorio sardo, dal campo nomadi comunale di Cagliari al far west dei rifiuti di Selargius, dai roghi di rifiuti nella campagna di Veggiano al campo nomadi abusivo di Cagliari.
E altri innumerevoli episodi singoli o multipli di “roghi tossici” si sono succeduti in altre città italiane: Milano, Bari, Pavia su tutte.
La situazione più eclatante e più pericolosa in quanto a impatto ambientale e salute pubblica, perpetrata per più di un decennio, è quella relativa alla famigerata “Terra dei fuochi” campana, in alcune zone delle provincie di Napoli e Caserta. In queste zone si è verificato per molti anni lo smaltimento illecito di rifiuti, di differente provenienza, in sversamenti superficiali, esposti alle pratiche d’incendio anche in prossimità di aree residenziali, o anche interrati in zone agricole.
Solo recentemente differenti studi nelle zone interessate hanno confermato elevati livelli di inquinanti e la persistenza di notevoli danni all’ambiente in primis e, di conseguenza, anche alla salute pubblica.
Questa situazione precaria ha portato, recentemente, la regione Campania ad avviare studi più approfonditi e concreti di impatto ambientale e salute pubblica. Merita un accenno particolare, lo studio SPES “Studio di Esposizione nella popolazione suscettibile” (2016), a cui hanno aderito varie Istituzioni, tra cui, oltre alla regione Campania, lo Studio Zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno (IZSM), in veste di Ente promotore e l’Istituto nazionale tumori, fondazione “G. Pascale” di Napoli.
Lo SPES rappresenta uno studio di BIOMONITORAGGIO e epidemiologico sull’uomo al fine di indagare la correlazione tra esposizione ambientale e salute, in questo caso specifico nella regione Campania. Si tratta anche di uno studio di ricerca, con l’obiettivo di validare, in un futuro prossimo, un concreto ed innovativo metodo di individuazione del rischio biologico.
L’obiettivo prioritario dello studio è stato quello di valutare la relazione tra differenti inquinanti ambientali (Metalli pesanti, IPA, PCB, Diossine, ecc) e la salute in regione Campania, misurando in maniera sistematica bio-marcatori di esposizione, di effetto o danno nei fluidi biologici, al fine di verificare eventuali differenze di rischio e/o di salute fra residenti nelle diverse aree territoriali campane. 
La situazione dell’area riguardante la “Terra dei fuochi” è un ottimo esempio per evidenziare la complessità e la peculiarità del problema per il quale come Comitato abbiamo deciso di batterci! Gli studi fatti in Campania sottolineano l’importanza, in primis, delle principali fonti di inquinamento che gravano sulla qualità dell’aria che respirata e che impattano negativamente in salute e ambiente. A queste si aggiunge l’emergenza “roghi tossici”, soprattutto se si tratta di situazioni protratte per lungo tempo.  Ancora, ad oggi, non esistono conferme certe sul ruolo effettivo da dare a questi fenomeni.  Infatti nelle zone interessate della regione campana, è risultata decisamente complessa l’identificazione della popolazione esposta e oggetto dello studio SPES, tenendo conto, nel corso degli anni, anche dell’effetto combinato di differenti fattori di rischio che conosciamo bene: lo stile di vita (fumo, alimentazione squilibrata, ecc.), le attività professionali industriali con l’esposizione costante a fumi e vapori tossici, l’inquinamento delle matrici ambientali….Tutti fattori di rischio ben conosciuti che, di solito, sono alla base di una aumentata suscettibilità a patologie cronico-degenerative di vario tipo, a malattie congenite e ai tumori. 
È comunque ormai riconosciuto, che l’effetto combinato di diversi fattori di rischio non ha le stesse conseguenze sulle persone, anche se appartenenti al medesimo gruppo familiare, in quanto esiste una specifica risposta individuale (genetica) al danno. Alcuni individui, infatti, possiedono capacità di resistere ai danni subiti (come aberrazioni cromosomiche, mutazione geniche) più sviluppate rispetto ad altri (William et al., 2009). 
La situazione campana è stata studiata in maniera approfondita e, ad oggi, può essere utile punto di riferimento qualora si volessero intraprendere studi più approfonditi anche nelle altre regioni. L’esempio della Campania è peculiare per sottolineare la complessità di un problema le cui conseguenze si ripercuotono non solo una singola parte dell’ecosistema (uomo, animale o natura, etc.), ma sull’esistenza umana in generale. Negli ultimi mesi l’IZSM grazie all’istituzione della Task force inter-ministeriale Terra dei Fuochi, alla Regione Campania, all’ARPAC e al contributo delle Università̀ campane, ha continuato a condurre nuove rilevazioni che sono sfociate in un nuovo importante e innovativo piano di monitoraggio “Campania Trasparente”, su aria, suolo, acque, matrici animali e vegetali. Nel Lazio un altrettanto valido piano di monitoraggio della situazione qualità dell’aria, dell’acqua e di tutte le normali fonti di inquinamento (rumore, rifiuti, scarichi industriali, falde acquifere…) è effettuato quotidianamente dall’ARPA Lazio, Agenzia regionale protezione ambientale del Lazio. La rilevazione della qualità dell’aria regionale viene affidata ad una rete di monitoraggio costituita da 55 stazioni di monitoraggio di cui 46 incluse nel Programma di Valutazione della qualità dell’aria regionale approvato con D.G.R. n. 478 del 2016. 
Le stazioni di misura sono dislocate nell’intero territorio regionale come di seguito indicato:
  •  5 stazioni in zona Appenninica; 
  • 10 stazioni in zona Valle del Sacco; 
  • 16 stazioni nell’Agglomerato di Roma (di cui 1 non inclusa nel Programma di valutazione regionale); 
  • 24 stazioni in zona Litoranea.
Da queste stazioni vengono ricavati i dati per lo studio annuale della qualità dell’aria. I risultati preliminari sono facilmente visibili sul sito dell’arpa in cui, per comodità, noi del CdQ, abbiamo deciso di mettere qui la tabella riassuntiva.


Ad una prima occhiata si evince che, per quanto riguarda smog, inquinamento, polveri sottili: la qualità dell'aria a Roma e nel Lazio nel 2018 è migliorata rispetto al 2017. Tutte le informazioni nella valutazione preliminare realizzata da ARPA Lazio si trovano online al seguente link:  

http://www.arpalazio.net/…/MonitoraggioAria2018_Rapporto%20…

Ovviamente si tratta ancora di una valutazione preliminare, basata su dati raccolti dal monitoraggio costante delle centraline fisse in dotazione di ARPA. A questi dati si aggiungeranno i monitoraggi effettuati anche da centraline mobili su tutto il territorio regionale. La somma di tutti i dati emersi darà i risultati definiti sulla qualità dell’aria nell’anno 2018, che dovrebbero uscire nel mese di aprile 2019.
Il comitato in una consultazione dei Dati sulla qualità dell’aria, nel sito ARPA Lazio nella settimana del 17 febbraio, abbiamo verificato un superamento costante delle concentrazioni delle polveri sottili in tutto il Lazio e precisamente nel comune di Frosinone. Tuttavia si è trattato di un fenomeno transitorio. Abbiamo avuto ampie rassicurazioni che questi dati "preoccupanti" sono dovuti alla presenza delle comuni fonti di inquinamento che tutti noi conosciamo (gas scarico macchine, industrie, etc.), tuttavia si esclude, tra le cause, la presenza dei cosiddetti "roghi tossici" che destano grande preoccupazione, in realtà, impattano solo in minima parte la qualità dell'aria. E questi sono dati dimostrati recentemente dal rapporto sulle rilevazioni delle polveri sottili in relazione alle combustioni dei "roghi tossici" di via SALONE, che è stato effettuato nel 2017 da ARPA Lazio e che potete consultare, nel sito, proprio come abbiamo fatto noi.
Ci è stato dunque spiegato che la causa del peggioramento della qualità dell'aria era dovuto ad un fenomeno meteorologico aggiuntivo, che si verifica di regola ogni anno da dicembre a febbraio, relativo all'alta pressione e alla mancanza di venti in questo periodo dell'anno che rendono l'aria stagnante, favoriscono il deposito delle particelle inquinanti, emesse dalle comuni fonti di inquinamento (gas auto, scarichi industriali, solo per citarne alcuni), negli strati più bassi dell'atmosfera, impedendo quindi il ricambio dell'aria. Ecco perché, quando si verifica ciò, sentiamo l'aria "pesante" e "irrespirabile ". Già nei giorni successivi la situazione metereologica è andata sensibilmente migliorando e andrà sempre meglio nei prossimi mesi.
Se voleste consultare il rapporto preliminare ARPA Lazio sulla qualità dell'aria 2018, sempre sul sito ARPA Lazio, notereste che i risultati qualità dell'aria sono migliori rispetto al 2017, quindi l’ipotesi è che anche il 2019 possa seguire le stesse orme verso un sempre maggiore miglioramento delle condizioni dell'aria che respiriamo quotidianamente.
***
Precisiamo che in questo caso si parla di qualità dell’aria in generale in tutto il territorio.  Differenti affermazioni possiamo fare per quei cittadini che abitano nelle zone limitrofe alla continua emissioni di costanti fonti di inquinamento, tra cui ricordiamo anche i “roghi tossici” e per i quali sarà doveroso che le istituzioni mettano in campo maggiori risorse e nuove strategie di risoluzione del problema.
In conclusione speriamo di aver potuto informare maggiormente i cittadini e il nostro impegno non finisce qui. Il comitato continuerà ad informarsi con l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente come pure a denunciare le mancanze e gli illeciti, infine responsabilizzare le istituzioni per minimizzare efficacemente il problema.
Il Comitato di Quartiere Nuova Ponte di Nona – Il Quartiere dei Parchi

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